martedì 28 marzo 2017

Memoria al cioccolato -Alice IncartailMondo

Era partito il conto alla rovescia. Dall’alto dei suoi otto anni di vita, Federica non capiva bene cosa stesero contando. E poi era stanca, voleva andare a dormire e non voleva sentire i fuochi d'artificio. quindi quando iniziarono afferrò un lembo della giacca di suo padre e si mise a tirare.
-          Papaaa!!! Ho sonnooooo!!!
-          Dieci, nove, otto, sette…- ripeteva il padre un po’ alticcio.
-          Mammmaaaaa!! – ma anche lei era intenta nella conta.
-          Tre, due, uno….
Ad un tratto tutti si misero ad urlare, saltare, suonare con strane trombette. E poi partirono i fuochi d'artifico  quei botti continui la fecero piangere.  Senza ottenere nessun risultato. Mentre stava valutando il da farsi, si senti tocare la spalla.
-          - Ciao – disse un bambino
-         - Ciao – disse Federica voltandosi e stropicciandosi il naso sulla manica del vestitino della festa.
-          - Perché piangi? - disse curioso il bimbo.
-          Ho paura dei fuochi….voglio andare a casa. Tu chi sei?  - Chiese Federica lieta che qualcuno la considerasse.
-          - Mi chiamo Alessio – disse lui con fare da ometto, poi tutto orgoglioso allungo una mano. 
-          tieni questo è per te!, non piangere più però – e porse alla bimba un pacchettino.
Federica prese il pacchettino, lo guardò e lo scartò. Dentro c’era un cioccolatino incartato in una carta oro e circondato da un fogliettino bianco con sopra una lettera A stampata.
Federica, sorpresa e incredula, d’un tratto si sentì importante e felice. Non sapeva bene perché. Lo guardo e disse:
-         - io mi chiamo Federica,  giochiamo a nasconderci?- che nel linguaggio dei bambini significa anche “grazie”.
Poi si afferrarono per mano e tornano a giocare e festeggiare a modo loro il 31 dicembre, che quell’anno li ha voluti insieme. sparirono tra i tavoli e i palloncini.
Questo racconto inizia con un ricordo di bambini, che avrebbero dimenticato le facce ma mai quel momento di solidale complicità infantile.

Alessio non sopportava molto i matrimoni, perché andava sempre solo. I suoi amici ormai o erano tutti super fidanzati o conventi, se non sposati con prole.
Dove diavolo è il tavolo ”Magnolia”, pensava Alessio guardandosi attorno. Poi vide una bella ragazza alta con dei lunghi capelli lisci e mori. La notò perché sembrava un po’ spaesata, come lui. Quella figura gli ricordò qualcosa. Non seppe dirsi cosa, però.
-          - Scusa una domanda sai, dove sia il tavolo “magnolia”, disse Alessio toccandole il gomito per farsi notare.
-         - Come?...scusa…si… no, è che io ai matrimoni mi commuovo sempre -  disse lei voltandosi con gli occhi lucidi.
-          - Seguimi - continuò – anche io sono al tavolo magnolia.
Istintivamente lei lo afferrò per mano e lo portò in mezzo ad una selva di tavoli e palloncini. Ad Alessio parve di aver già vissuto quel momento ma ancora non sapeva dove, o quando. Forse un déjà-vu pensò.
-          - Ah!, io mi chiamo Federica –
-          - Piacere, Alessio -
La festa si teneva in un ristorante  di una cittadina qualsiasi, una domenica qualsiasi. I matrimoni sono feste dove è facile ritrovarsi a essere uno dei vari amici dei festeggiati, e cosi parli del più e del meno con qualcuno. Ingegnere lui, parrucchiera lei.
Loro due stavano parlando da circa un’oretta, Federica trovava Alessio particolarmente simpatico, con i suoi modi gentili ma un po’ sfrontati.
Gli ricordava qualcuno, ma chi? Un ex di una sua amica, forse. No. eppure quei due occhioni nocciola li aveva gia visti. O forse più semplicemente gli ricordava Bambi.
- beh… io esco a fare 2 passi- dice a un certo punto Federica,- vado a prendere una boccata d’aria-, Guardò Alessio - vieni?
- ma si dai- 

I due passi iniziarono, quando Federica tirò fuori dalla tasca una scatoletta metallica color argento, da cui estrasse un cigarillos.
- sigarette strane- disse Alessio incuriosito.
- si sono dei sigarini, sigari grandi come una sigaretta. Si sente l’aroma del tabacco e non quelle robe chimiche.... Federica si bloccò e si mise a frugare nella borsa come se fosse senza fondo. - Ma dove ho ficcato l'accendino- preoccupata di averlo perso. Quell'accendino d'oro era un caro ricordo di suo padre spiegava  lei ad Alessio con un tono piagnucoloso.   -Trovato!- Ma mentre lo estraeva le scivolò dalle mani cadendo a terra.  --  Ma…che cavolo!-  Esclamò lei.
Prontamente Alessio lo raccolse - tieni questo è per te!,  non piangere più però – disse lui con fare sarcastico porgendole l'accendino.

Federica per un attimo si blocca, immobile come una statua in un teatro inerme. Prende piano quell’ involucro oro e lo guarda e riguarda Alessio. Ristudia i suoi riccioli, la sua mano aperta con il cioccolatino e il suo sguardo, di bambino.
 -come hai detto che ti chiami?-
 -Alessio- risponde lui un po' stupito.
 -e sei mai stato all hotel Europa di Nogara?-
 - una volta- rispose lui -ero piccolo. Un capodanno ora che ricordo e ho incontrato una bimba e....- Ora anche lui ricordava.
Jung diceva che ciò che non riaffiora come conscio, riaffiora come fato.
Quel gesto aveva risvegliato in loro il ricordo di infanzia. Quel momento di spensierata giocosità.  Senza altre parole Federica lo abbracciò e  Alessio allo stesso modo l'accolse tra le sue. Come se non volessero far più scappare il senso di allegria che per tanti anni era rimasto sopito infondo alla loro memoria.  Allo stesso modo in cui si cerca di afferrare qualcosa che non si vuole più  che scappi dalle mani…


-Ovviamente-, mi dice Federica -non è che ci sposiamo solo perché ci siamo rincontrati dopo 30 anni. Da quel giorno abbiamo iniziato a frequentarci e conoscerci. Ed ora eccoci qua.
 -bene, quando vi sposate?-
 -secondo lei?- mi chiede Alessio sorridendo sornione alla mia domanda
 -il 31 dicembre?- chiedo giusto per essere sicura.
 -esatto! Però del resto, ristoranti, abiti e cose così non sappiamo decidere… quello che sappiamo è che vorremmo rivivere quel ricordo.
 -che tipo di ristorante volete? Un agriturismo.. un ristorante in montagna-
 -la sala deve essere grande e ampia. Insomma sarà un cenone di capodanno quindi si dovrà anche ballare e tutto il menù avrà il cacao-


Ecco, penso, questa si che è un’impresa, perché non tutti gli invitati amano certi accostamenti, per cui abbiamo i prossimi mesi per studiare dei piatti che possano accontentare la maggior parte dei palati.
Che poi alla fine il menu sarà questo
Millefoglie al cioccolato con crema di baccalà
Bignè di fonduta di toma di Lanzo al kirsch con scaglie di cioccolato
Agnolotti al cacao farciti di ricotta al profumo di agrumi
Tagliolini al cacao con gamberi e ananas
Polpettina di anatra al cioccolato su polenta

-ah, lei sarà dei nostri-, mi dice Federica d’impulso, -è capodanno e verrà accompagnata, vero?-
Si, io si,per forza. Il mio lui, forse, a un menu a base di cioccolato preferisce di gran lunga un piatto di pasta al ragù e un bicchiere di vino, vedremo di convincerlo.

Per la partecipazione gliene propongo una a tema scatola… si sa “la vita è una scatola  di cioccolatini, non sai mai quello che ti capita”.

L’abito, per entrambi riprenderà l’oro delle grandi occasioni. Per lei ricorderà la confezione increspata dei cioccolatini.



E per le bomboniere, niente di più adatto che regalare dei kit per gustarsi una fonduta al cioccolato. e poi una bella confettata con loro due in alto, su un trono di scatoline. 



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