Era partito il
conto alla rovescia. Dall’alto dei suoi otto anni di vita, Federica non capiva
bene cosa stesero contando. E poi era stanca, voleva andare a dormire e non voleva sentire i fuochi d'artificio. quindi quando iniziarono afferrò un lembo
della giacca di suo padre e si mise a tirare.
-
Papaaa!!!
Ho sonnooooo!!!
-
Dieci,
nove, otto, sette…- ripeteva il padre un po’ alticcio.
-
Mammmaaaaa!!
– ma anche lei era intenta nella conta.
-
Tre,
due, uno….
Ad un tratto
tutti si misero ad urlare, saltare, suonare con strane trombette. E poi partirono i fuochi d'artifico quei botti continui la fecero piangere. Senza
ottenere nessun risultato. Mentre stava valutando il da farsi, si senti tocare
la spalla.
- - Ciao –
disse un bambino
- - Ciao –
disse Federica voltandosi e stropicciandosi il naso sulla manica del vestitino
della festa.
- - Perché
piangi? - disse curioso il bimbo.
-
Ho paura dei fuochi….voglio andare a casa. Tu chi sei? - Chiese Federica lieta che qualcuno la
considerasse.
- - Mi
chiamo Alessio – disse lui con fare da ometto, poi tutto orgoglioso allungo una
mano.
-
tieni
questo è per te!, non piangere più però – e porse alla bimba un pacchettino.
Federica prese
il pacchettino, lo guardò e lo scartò. Dentro c’era un cioccolatino incartato
in una carta oro e circondato da un fogliettino bianco con sopra una lettera A
stampata.
Federica, sorpresa
e incredula, d’un tratto si sentì importante e felice. Non sapeva bene perché.
Lo guardo e disse:
- - io mi
chiamo Federica, giochiamo a nasconderci?-
che nel linguaggio dei bambini significa anche “grazie”.
Poi si afferrarono
per mano e tornano a giocare e festeggiare a modo loro il 31 dicembre, che
quell’anno li ha voluti insieme. sparirono tra i tavoli e i palloncini.
Questo racconto
inizia con un ricordo di bambini, che avrebbero dimenticato le facce ma mai
quel momento di solidale complicità infantile.
Alessio non
sopportava molto i matrimoni, perché andava sempre solo. I suoi amici ormai o
erano tutti super fidanzati o conventi, se non sposati con prole.
Dove diavolo è
il tavolo ”Magnolia”, pensava Alessio guardandosi attorno. Poi vide una bella
ragazza alta con dei lunghi capelli lisci e mori. La notò perché sembrava un
po’ spaesata, come lui. Quella figura gli ricordò qualcosa. Non seppe dirsi
cosa, però.
- - Scusa
una domanda sai, dove sia il tavolo “magnolia”, disse Alessio toccandole il
gomito per farsi notare.
- - Come?...scusa…si…
no, è che io ai matrimoni mi commuovo sempre -
disse lei voltandosi con gli occhi lucidi.
- - Seguimi
- continuò – anche io sono al tavolo magnolia.
Istintivamente
lei lo afferrò per mano e lo portò in mezzo ad una selva di tavoli e
palloncini. Ad Alessio parve di aver già vissuto quel momento ma ancora non
sapeva dove, o quando. Forse un déjà-vu pensò.
- - Ah!, io
mi chiamo Federica –
- - Piacere,
Alessio -
La festa si
teneva in un ristorante di una cittadina qualsiasi, una domenica qualsiasi. I matrimoni sono feste dove è facile ritrovarsi a essere
uno dei vari amici dei festeggiati, e cosi parli del più e del meno con
qualcuno. Ingegnere lui, parrucchiera lei.
Loro due stavano
parlando da circa un’oretta, Federica trovava Alessio particolarmente
simpatico, con i suoi modi gentili ma un po’ sfrontati.
Gli ricordava
qualcuno, ma chi? Un ex di una sua amica, forse. No. eppure quei due occhioni
nocciola li aveva gia visti. O forse più semplicemente gli ricordava Bambi.
- beh… io esco a
fare 2 passi- dice a un certo punto Federica,- vado a prendere una boccata
d’aria-, Guardò Alessio - vieni?
- ma si dai-
I due passi
iniziarono, quando Federica tirò fuori dalla tasca una scatoletta metallica color
argento, da cui estrasse un cigarillos.
- sigarette
strane- disse Alessio incuriosito.
- si sono dei
sigarini, sigari grandi come una sigaretta. Si sente l’aroma del tabacco e non
quelle robe chimiche.... Federica si bloccò e si mise a frugare nella borsa
come se fosse senza fondo. - Ma dove ho ficcato l'accendino- preoccupata di
averlo perso. Quell'accendino d'oro era un caro ricordo di suo padre
spiegava lei ad Alessio con un tono
piagnucoloso. -Trovato!- Ma mentre lo
estraeva le scivolò dalle mani cadendo a terra. -- Ma…che cavolo!- Esclamò lei.
Prontamente
Alessio lo raccolse - tieni questo è per te!,
non piangere più però – disse lui con fare sarcastico porgendole
l'accendino.
Federica per un
attimo si blocca, immobile come una statua in un teatro inerme. Prende piano quell’
involucro oro e lo guarda e riguarda Alessio. Ristudia i suoi riccioli, la sua
mano aperta con il cioccolatino e il suo sguardo, di bambino.
-come hai detto
che ti chiami?-
-Alessio- risponde lui un po' stupito.
-e sei mai stato
all hotel Europa di Nogara?-
- una volta- rispose lui -ero piccolo. Un capodanno ora che ricordo e ho incontrato una
bimba e....- Ora anche lui ricordava.
Jung diceva che
ciò che non riaffiora come conscio, riaffiora come fato.
Quel gesto aveva
risvegliato in loro il ricordo di infanzia. Quel momento di spensierata
giocosità. Senza altre parole Federica
lo abbracciò e Alessio allo stesso modo
l'accolse tra le sue. Come se non volessero far più scappare il senso di
allegria che per tanti anni era rimasto sopito infondo alla loro memoria. Allo stesso modo in cui si cerca di afferrare
qualcosa che non si vuole più che scappi
dalle mani…
-Ovviamente-, mi
dice Federica -non è che ci sposiamo solo perché ci siamo rincontrati dopo 30
anni. Da quel giorno abbiamo iniziato a frequentarci e conoscerci. Ed ora
eccoci qua.
-bene, quando vi
sposate?-
-secondo lei?- mi chiede Alessio sorridendo sornione alla mia domanda
-il 31
dicembre?- chiedo giusto per essere sicura.
-esatto! Però
del resto, ristoranti, abiti e cose così non sappiamo decidere… quello che
sappiamo è che vorremmo rivivere quel ricordo.
-che tipo di
ristorante volete? Un agriturismo.. un ristorante in montagna-
-la sala deve
essere grande e ampia. Insomma sarà un cenone di capodanno quindi si dovrà
anche ballare e tutto il menù avrà il cacao-
Ecco, penso, questa si che è un’impresa, perché non tutti gli invitati amano certi accostamenti, per cui abbiamo i prossimi mesi per studiare dei piatti che possano accontentare la maggior parte dei palati.
Che poi alla
fine il menu sarà questo
Millefoglie al
cioccolato con crema di baccalà
Bignè di fonduta
di toma di Lanzo al kirsch con scaglie di cioccolato
Agnolotti al
cacao farciti di ricotta al profumo di agrumi
Tagliolini al cacao
con gamberi e ananas
Polpettina di
anatra al cioccolato su polenta
-ah, lei sarà
dei nostri-, mi dice Federica d’impulso, -è capodanno e verrà accompagnata,
vero?-
Si, io si,per
forza. Il mio lui, forse, a un menu a base di cioccolato preferisce di gran
lunga un piatto di pasta al ragù e un bicchiere di vino, vedremo di convincerlo.
Per la
partecipazione gliene propongo una a tema scatola… si sa “la vita è una
scatola di cioccolatini, non sai mai
quello che ti capita”.
L’abito, per
entrambi riprenderà l’oro delle grandi occasioni. Per lei ricorderà la
confezione increspata dei cioccolatini.
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