È una piacevole giornata di aprile, una di quelle dove il sole ti
invita fuori a prendere un caffè. E cosi decido di prendermi un caffè su una
panchina, per lasciare liberi i miei pensieri di perdersi davanti al via vai di
gente. Ho appena finito il mio caffè, quando una coppia attira la mia
attenzione.
Lei con la divisa da capotreno e lui, un omone, stanno scendendo i
gradini verso il marciapiede, quando lei rimane un pochino indietro a cercare
qualcosa nella borsa, accortosi della mancanza della donna accanto, lui le allunga
il braccio e la mano. Lei, come nulla fosse posa la mano sulla sua e scende i
gradini, finché si ritrovano l'uno accanto all'altra e ancora mano nella mano proseguono
la loro strada. Che gesti gentili esistono ancora al mondo, penso.
Il messaggio di un’amica mi riporta alla realtà ricordandomi che tra
una ventina di minuti ho un appuntamento in negozio con una coppia.
Arrivo in negozio, alzo la saracinesca. Ho appena finito di preparare
il tavolo, quando sento la porta aprirsi e li vedo entrare. Lei, Anna, una
figura esile ma solida con la sua divisa da capotreno. Lui, Roberto, alto e robusto,
con una testa di riccioli scuri come i sui occhi profondi, e un bel sorriso
stampato in faccia.
Entrano ancora mano nella mano. Subito lei mi saluta scusandosi di
venire a questo appuntamento ancora con le vesti da lavoro. Lui, nonostante la
mole, mi saluta con una gentile stretta di mano e una voce ferma e pacata.
Figuriamoci, penso, io che adoro i treni oggi sarà divertentissimo.
Li faccio accomodare e lei inizia
sfogliare i cataloghi delle partecipazioni, raccontandomi qualcosa di
loro e del loro matrimonio.
“avete già qualche idea del luogo o la data del matrimonio?” inizio a
chiedere
“si, risponde lui, “ci sposeremo il primo giovedì di maggio”
“è stata un’idea di mio figlio” dice lei allegra “è in seconda
elementare e da poco ha iniziato a studiare i giorni della settimana e i mesi. E un giorno
ha attaccato con la tiritera”.
Si guardano ridono e incominciano a ripetere all’unisono, con tono un
pò infantile, “giovedì di maggio! giovedì di maggio! giovedì di maggio!”.
“Continuava a ripeterlo, dice
lei, “Così quando io e Roberto stavamo pensando a quando sposarci e Francesco è
piombato in cucina urlando: giovedì di maggio!, abbiamo optato per quel
giorno”.
“Per il luogo” prosegue Roberto “pensavamo al lago, abbiamo appena
comprato una casa lì dove ci possiamo rifugiare appena possibile e vorremmo
sposarci lì per poi prenderci una settimana per sistemare la casa”.
Nel frattempo Anna ha chiuso il primo catalogo della partecipazioni e
sta sfogliando il secondo.
“Ce ne sono tante, vero?” chiedo io per capire un po’ su che stile
vorrebbe stare.
“Si, una più bella dell’altra”
“Possiamo iniziare a escluderne qualcuna, per esempio, visto che Lei
già viaggia in treno, quelle a tema viaggio…”
“No, perché… è sul treno che io e Roberto ci siamo sconosciuti?
“Davvero?”
“si” prosegue Anna “io sono capotreno sulla linea Bergamo Milano. Un
lavoro difficile, soprattutto negli ultimi tempi. A lei piacciono i treni?” mi
chiede improvvisamente
“si, a modo mio li adoro”
“io no, ma con un figlio da crescere anche questo lavoro deve
piacermi. Comunque tra un controllo e quell’altro conosco Roberto”
“Finanziere”, mi dice subito “e in quanto appartenente alle forze
dell’ordine devo sempre avvisare il capotreno della mia presenza. Così abbiamo iniziato
a scambiare qualche parola”
“Poi ci siamo persi un po’ di vista. A me avevano cambiato i turni,
lui era fuori per lavoro. Non so come mai, ma mi rendevo che per quanto poco lo
conoscessi mi mancava quella presenza. Finchè finalmente è tornato”.
Sarà un caso, ma nel frattempo lei si è fermata da un po’ su una
partecipazione. Non gira più pagine.
Quando se ne rende conto la guarda e la accarezza.
“scelgo questa”, mi dice senza consultare Roberto. Che comunque ha uno
sguardo di evidente approvazione. Anna riprende “dopo che è tornato ha iniziato
a fare un gesto particolare. Quando dovevo scendere dal treno o le scale, lui
mi dava la mano e lo fa ancora sa!?”
si che lo so. Avendoli visti prima nell’amorevole spontaneità di quel
gesto.
“la vita sul treno” e finalmente risento la voce di Roberto “è
difficile, con tutta la gente che c’è ora. E io voglio che sappia che potrà
sempre contare su di me. Ma deve saperlo dalla mattina quando si sveglia, poi al
lavoro e alla sera quando torna a casa. Fino a quando sta con Francesco e io
non ci sono”.
Nella partecipazione che scelgono ci sono due mani, unite, quella di
Roberto che mette l’anello al dito di Anna. Ecco perché la scelgono.
“Bomboniere?” cerco di proseguire.
“ah per quello ci divertiamo” dice Roberto “Tazze, ma non tazze
normali. Tazze da tutte le città che abbiamo visitato per lavoro e per
piacere!”
“ e l’abito?”
“Roberto vai a prenderci un caffè per favore?” dice Anna girandosi
verso di lui
“certo cara”, lui si alza e va.
Una volta uscito lui, lei appoggia un gomito sul banco e, quasi a
volermi confidare un segreto, mi dice piano “non voglio che lo sappia, voglio
fargli una sorpresa. Perché non sarà il solito abito”
“ah no? E come sarà?”
“sarà un abito da sposa in jeans”
“in jeans?!” e strabuzzo veramente gli occhi.
“si, in jeans e magari con un
bel cappello! Per quanto lunghi o corti gli abiti da sposa sono sempre una
divisa. E io ne indosso una tutti i giorni che mi fa sempre sentire cosi seria,
ufficiale e inquadrata. Quando sto con lui, invece, mi sento serena e libera dai mille pensieri
di una vita da adulta.
Quindi voglio un abito allegro e fuori dagli schemi, che urli a tutti
la sensazione di spensieratezza che provo quando sto con lui. Almeno per un
pomeriggio vogli sentirmi una ragazzina di vent’anni, senza figli e
responsabilità. E quel giorno dovrà essere cosi. Il mio abito sarà tutto
fuorchè il classico abito”.
Proprio mentre finiva di spiegarmi queste cose, rientra Roberto i cui
atteggiamenti misurati sembrano preludere al bacio che si da alla persona amata
che da lungo tempo è mancata ai nostri abbracci. Di contro, vedendolo entrare,
lo sguardo di lei da teso che era, come un battito diventa vispo e allegro e
felice, un palpito del cuore tradotto dagli occhi.
E io non posso fare altro che mettermi a cercare un abito da sposa in
jeans.
Bellissimo!
RispondiEliminaSembra di essere lì...!
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